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Come previsto dallo statuto, l’associazione è composta da personale sanitario. Possono essere ammessi non sanitari solo nelle condizioni in cui la loro professione sia particolarmente utile all’attività e alle finalità dell’associazione.
Ai fini del completamento dell’iscrizione e per far sì che la segreteria in caso di emergenza e di chiamata per missioni sia pronta a rispondere alla Protezione Civile, è necessario inviare la scansione del proprio passaporto valido (possibilmente in pdf) come file allegato spedendo una mail all’indirizzo della segreteria:
segreteria.ares.odv@gmail.com
Testimonianze
"Ci siamo salutati uno ad uno, un abbraccio un incoraggiamento forte, occhi negli occhi con chi rimane per continuare il nostro lavoro. Poi un giro veloce nell’ospedale, un addio alla nostra costruzione, a quel piccolo pezzo di vita che abbiamo lasciato in Pakistan, per la gente povera del Pakistan. I mille volti di questi giorni, la loro sofferenza, la loro dignità, i colori vivi di questa terra sono già incisi dentro noi."
Un volontario
ARES
"Ho visto la sofferenza, la disperazione, le lacrime, ho sentito le urla disperate dei bambini e delle donne, che come un ciclone, sono entrate dentro di me e lì sono rimaste, ho visto la morte accettata come un dono divino, ma ho anche visto la vita e l’ho accarezzata nel pianto del secondo nato tra le mie braccia, ho visto l’umiltà e la riconoscenza di questo popolo, e sono felice di aver dato nel mio piccolo, almeno un sorriso. Grazie."
Un volontario
ARES
"Sono partita dall’Italia con uno zaino, nel quale avevo messo la mia poca esperienza, i miei 24 anni, tanto entusiasmo, tanta incoscienza, poche certezze, nessuna consapevolezza di ciò che avrei trovato, l’illusione di poter lavorare come sono abituata a fare e di poter fare tanto. Poi sono arrivata a Mansehra. E ho dovuto prendere quello zaino a svuotarlo completamente. Perché niente di ciò che mi ero immaginata era come credevo... Avevo la sensazione che non fosse abbastanza quello che stavamo facendo e che la popolazione avesse bisogno di molto di più. Poi mi sono soffermata a guardare Ikbal, che poteva camminare grazie a noi. E ho capito che quello era già abbastanza. Pensavo di avere molto da insegnare al popolo pakistano. Poi ho conosciuto Asif, che ha visto morire il suo unico figlio di pochi mesi con immensa dignità, ci ha ringraziato per ciò che stavamo facendo, ha ricomposto quel piccolo corpo e se l’è portato via, in braccio. E ho imparato cosa fosse il coraggio e la forza d’animo... E così sono ripartita. Ma questa volta lo zaino era stracolmo di emozioni, di disillusione, di sorrisi e di pianti, di voglia di mettermi in discussione e di consapevolezza di avere tanto da imparare ancora."
Una volontaria
ARES