Due parole con Dorotea Ricci

Pensavamo di essere capaci di far fronte a tutto. Si, perchè negli ultimi anni ne abbiamo vissute parecchie, di esperienze ed emozioni. Ad una certo punto si sono come accavallate, L’Aquila. L’Olanda, , Haiti e su tutte Marco. Ed abbiamo retto a tutto, tutti quanti, tutti compatti, senza sfaldarci., Incredibilmente più temprati e capaci di prima. Facciamo il Papa e va da Dio, un’IFA spettacolare. Poi, inattesa, arriva l’Emilia, il terremoto. Già lo sapevamo, ce lo sentivamo, non ci colgono impreparati. Quei folli dei materiali, lo zoccolo duro ed il Boss hanno la situazione sotto controllo, una squadra c’è già, partono. La situazione è particolare questa volta, il nostro ruolo di sfondo, non siamo abituati a questo. La missione per quanto proficua, dura poco. Una grande esperienza per alcuni, più difficile per altri. Forse iniziamo a fare i conti con un senso di frustrazione in chi è partito ed anche in chi non è partito affatto. Ma tutto il lavoro psicologico che ognuno di noi in questi anni si è impegnato a fare ha dato i suoi frutti. Anche questa emozione nei giorni è sfumata nella maggior parte di noi. Ci siamo sentiti tra noi, tenuti in contatto. Siamo capaci, siamo i migliori in Europa, lassù ci han detto, ma non occorreva, lo sapevamo già. Infatti rientriamo nei ranghi e restiamo pronti. Intanto in Emilia il dramma continua. Noi lo sappiamo, come psicologi e medici ed infermieri che a vivere nelle tende ci si ammala di più, che tra un po’ potrebbero aver bisogno di noi, che probabilmente lo hanno già. Noi che ancora una volta siamo pronti  ad andare, compatti, forti. Noi che restiamo  ad aspettare. E quest’impotenza profonda è il sentimento più doloroso e complesso che ci sia ma capitato di esperire. Più forte di sempre, perchè ci toglie la possibilità di reagire. Ma è qui che sono sicura che tutti noi saremo capaci di giocarci il nostro jolly personale. Per me sono le parole del Capo, quello che mi ha insegnato ad essere, a non arrendermi mai. E così è per tutti noi. Saremo in grado di passare anche questa, per ora i nostri zaini restano pronti, se dovremo aspettare, aspetteremo. Altrimenti li riporremo in soffitta, così tanto  pronti restano.

Oggi Mario mi ha chiamato per chiedermi di scrivere qualcosa che potesse aiutarci a capire e magari ad elaborare alcuni stati emotivi che qualcuno, anzi direi ognuno, di noi può aver provato in questi giorni.

La mia giornata lavorativa oggi è finita alle 23  e dovevo scrivere questo comunicato. Ma la mia mente si è rifiutata di collaborare alla stesura di un breve testo tecnico in cui spiegare come identificare gli stati emotivi e gestirti in maniera performante. Mi è venuto di scrivervi cosi, una lettera, come si fa tra intimi,  perchè è così che vi sento, che noi siamo. Amici, più che parenti. Ed è questa la nostra vera forza, quel luccichio che tutti dicono che all’ARES c’è di più.

Non so se Mario la riterrà pubblicabile, meglio non ho saputo fare. Magari in questi giorni, con calma, col Gruppo Psicologia, possiamo pensare a qualcosa di più “ufficiale”, per stanotte (h.0.22) accontentatevi di questo.

Ho scritto in prima persona ma sono sicura di esprimermi anche a nome del mio gruppo, con cui sono in costante contatto telepatico.

Se avete voglia di fare due chiacchiere, sappiate che noi ci siamo. Si accettano critiche e suggerimenti.

 

Ah dimenticavo, personalmente, la mazzata finale me l’ha data il comunicato che probabilmente l’IFA non si farà. Questo è troppo! Però anche qui non mollo, e continuo a sperare. O a rilanciare, e se facessimo un’IFEtta? Magari una psycho-giornata?

 

Forza ragazzi, buonanotte a voi ed ai vostri zaini (il mio dorme sul letto con me, non si sa mai)

Dorotea