E IL SOCCORRITORE CHI LO AIUTA?
Discutendo con il gruppo psicosociale, a partire dalla lettera di Dorotea, scritta di getto e già pubblicata sul sito, sulle reazioni dei soccorritori, cioè nostre, per esempio sulla frustrazione di non poter partire “a soccorrere” (che è un po’ la nostra ragion d’essere, in quanto soccorritori), o di dover aspettare senza sapere niente con certezza, abbiamo pensato di offrire a tutti qualche informazione (tratta dalla letteratura scientifica) e qualche spunto di riflessione (tratta dalla nostra esperienza in ARES).
- È normale che i soccorritori sperimentino diverse reazioni di stress, quando si trovano ad interagire con le vittime di un’emergenza
- I soccorritori possono sperimentare una “traumatizzazione vicaria”, a causa del loro coinvolgimento empatico con il vissuto traumatico delle persone di cui si stanno occupando. Questo contagio psichico può portare il soccorritore a modificare il suo modo di vedere le cose, la sua autostima e la percezione della propria competenza e capacità professionale. Ciò accade perché il soccorritore, nel suo lavoro, è costretto a rapportarsi con forti carichi emotivi, a gestire manifestazioni di angoscia ed aggressività, a confrontare se stesso con le prospettive di morte, dolore e paura che animano le vittime di cui si sta occupando.
- Ma il soccorritore è anche sottoposto ad un suo specifico trauma primario in quanto esposto direttamente ad eventi drammatici e stressanti nel suo lavoro
- In alcuni casi i soccorritori si trovano nell’impossibilità di agire rapidamente nei confronti delle vittime d’incidenti o disastri, assorbono i loro racconti di orrore e dolore e si possono colpevolizzare per questo, sentendosi impotenti ed inadatti alla tutela dell’altro.
- Dolore dell’impotenza si ha anche quando, nelle prime operazioni d’intervento, ci si può trovare anche solo a recuperare i corpi delle vittime senza poter “fare più niente” per loro.
- 1. Ma l’impotenza si può sperimentare anche quando non si è messi in condizione di portare l’aiuto che si sa di essere pronti a dare: anche in questo caso i soccorritori devono confrontarsi con un doloroso senso di inutilità.
- Diamo alcuni esempi di reazioni psichiche che possono accadere prima, durante e dopo il soccorso, e che possono derivare in:
- Stress positivo normale, dovuto al comportamento adattivo orientato alla sopravvivenza: permette di valutare il pericolo, controllare l’emozione, compiere nel modo giusto i dovuti gesti appresi, finalizzati ad un’azione efficace
- Stress negativo, che comporta il prolungarsi dello stato di allarme dovuto alla continuità del pericolo o dal contatto costante e continuo con la sofferenza
- Fattori di rischio dello Stress negativo:
- 1. Oggettivi:
a) Eventi che comportano gravi danni per neonati e bambini.
b) Eventi che coinvolgono molte persone (incidente stradale o terremoto).
c) Eventi che causano lesioni gravi, mutilazioni e deformazioni del corpo delle vittime.
d) Eventi che causano la morte di colleghi.
e) Il fallimento di una missione di soccorso
f) La necessità di compiere scelte difficili e/o inadeguate al proprio ruolo operativo
g) La necessità di prendere decisioni importanti in tempi rapidissimi.
- 2. Organizzativi
a) ritmi di lavoro eccessivo
b) inadeguatezze logistiche degli helper
c) carenze nei processi di comunicazione
d) conflitti tra i soccorritori
e) carenze nei processi di selezione e formazione
f) carenza di supporto psicologico
- 3. Soggettivi
a) tendenza eccessiva ad identificarsi con la vittima
b) bisogno marcato di tenersi a distanza dalle vittime
c) presenza di significative problematiche psicologiche o la presenza di traumi pregressi non elaborati
d) mancanza di idonee strategie per fronteggiare lo stress o la mancanza di adeguate capacità di valutare la propria tolleranza allo stress
e) scarsa conoscenza della normale risposta fisiologica e psicologica delle persone di fronte allo stress
f) lesioni personali
Questa è una sintesi di quanto si evince dalla letteratura (per saperne di più fate il capitolo della FAD sulla Psicologia dell’Emergenza, che sarà pronto tra poco), e che molti soccorritori ARES possono aver sperimentato nelle missioni effettuate.
La recente, e ancora in corso, vicenda del sisma in Emilia-Romagna ci ha però anche ricordato che ogni intervento in emergenza è diverso dagli altri, ed ha caratteristiche proprie che spesso non è possibile prevedere in anticipo.
Questo richiede agli operatori dell’emergenza una grande flessibilità, la capacità di adattarsi a situazioni non solo drammatiche (questo ce l’aspettiamo), ma anche possibilmente diverse dalle nostre aspettative, o dal modello organizzativo che conosciamo e che abbiamo contribuito a mettere a punto.
Spesso, come in questo caso, le informazioni possono essere scarse e ambigue, e si verifica una situazione di attesa sulla quale non è possibile esercitare alcun controllo. L’attesa, a volte apparentemente immotivata a fronte della drammaticità delle situazioni e del nostro desiderio/bisogno di renderci utili, e la mancanza di una comunicazione certa, sono invece spesso una caratteristica pressoché costante delle situazioni di emergenza (abbiamo cominciato a sperimentarla, per chi c’era, fin dall’inizio nel porto di Valona).
Questo certamente contribuisce a mantenere alto, a volte in modo disturbante, il livello di arousal, e rischia di trasformare lo stress positivo in stress negativo.
Nella situazione in cui si attende una partenza che non si sa se e quando avverrà, c’è anche la difficoltà di organizzare la propria vita privata nella sospensione. Forse, rispetto a questo, sarebbe possibile attenuare il disagio dell’attesa con una comunicazione, almeno interna all’ARES, quanto più possibile chiara, dando a chi aspetta di partire tutte le informazioni di cui si è in possesso (composizione della squadra, tempo previsto tra l’ok della Protezione Civile e l’effetiva partenza, ecc), in modo da permettere alle persone di sentire di avere almeno un po’ il controllo della situazione, e di potersi organizzare al meglio.
Il Gruppo Psicosociale resta a disposizione di tutti i soci ARES, per contatti telefonici, telematici o anche di persona, se possibile (tanto in Emilia pare che non abbiano bisogno di noi!).
Per i nostri recapiti telefonici o di posta eletronica, contattate qualcuno di noi o rivolgetevi alla Segreteria