6 aprile 2009 Terremoto Abruzzo. Un ricordo 10 anni dopo.

 

6 aprile 2009 ore 5.24 faccio partire un sms dalla segreteria dell’Ares a tutti i soci:

“ARES: Terremoto Abruzzo attivazione ospedale da campo, comunicare disponibilità immediata solo sms al 335……… per partenza rapida. Gruppo materiali al CAPI da subito”

In pochi minuti arrivano 50 adesioni al telefono di Marco, organizziamo subito la prima squadra che partirà immediatamente, mentre altri soci sono al Capi per preparare la struttura dell’ospedale da campo e tutti i medicinali. Sono ore frenetiche, i telefoni squillano di continuo, quello di casa, i cellulari. Lo zaino di Marco è pronto, un abbraccio, tienimi aggiornata. Io sarò a casa a cercare di coordinare il tutto, contattare i soci per formare le squadre successive che si alterneranno, perché sappiamo già che si andrà avanti per un lungo periodo. L’Ospedale San Salvatore di L’Aquila è completamente inagibile.

Dopo un lungo viaggio reso complicato dalle zone chiuse e strade non percorribili arriviamo attraverso vie  periferiche nella zona dell’ospedale cittadino. Il caos è notevole, la struttura in lontananza sembra integra, ma avvicinandosi si notano le crepe presenti sulle pareti esterne. Questa la descrizione della scena di un nostro socio arrivato poche ore dopo l’evento distruttivo: “ Il pronto soccorso del San Salvatore si trova nella zona centrale tra due ali della struttura pericolante, non ho ancora la percezione di quello che troverò, ma appena girato l’angolo vedo una scena che non scorderò mai più : decine, centinai di persone su barelle, letti, tutti fuori all’aperto, feriti riconducibili al sisma e ricoverati dell’ospedale tutti assieme, anziani dei reparti medici, con alcuni ragazzi della casa dello studente, panchine occupate da altri feriti con i loro familiari, tutti con gli occhi impauriti, alcuni avvolti in lenzuola e coperte di fortuna. Una scena di intensità emotiva altissima, medici ed infermieri dell’ospedale che fanno il possibile, lavorano ininterrottamente dalla sera precedente, anche loro sono terremotati a casa hanno familiari ed amici di cui non hanno notizie, ma continuano a lavorare senza sosta.”

In questo scenario apocalittico ho stampata in mente l’immagine di Marco che corre fra i letti, le barelle e le flebo per cercare di organizzare i soccorsi nel migliore dei modi e allo stesso tempo riuscire a montare la struttura dell’Ospedale da campo nel più breve tempo possibile. Dopo 10 ore dal nostro arrivo a L’Aquila l’Ospedale da campo è allestito, completo di una sala operatoria e di una tenda per le degenze per tutti quelli che erano già ricoverati nell’ospedale inagibile e per tutti i feriti che continuavano ad arrivare dalle case crollate. La nostra attività si è da subito integrata con quella dei sanitari locali, orfani della loro struttura ospedaliera e anche loro stessi vittime del terremoto. Per noi non è inusuale lavorare in tenda , applicare protocolli clinici propri della medicina delle catastrofi e approcciarsi ai malati con una metodologia leggermente diversa da quella utilizzata nel quotidiano. Proprio questo è stato il nostro compito: passare dalla gestione completa dell’emergenza dei primi giorni alla gestione delle problematiche sanitarie quotidiane, ricostruendo tutti i ponti distrutti dei servizi sanitari territoriali (ambulatori, centro prelievi, CUP, ecc) lavorando insieme ai sanitari locali e cercando di trasmettere loro sicurezza e gli strumenti sanitari per superare questa condizione disagiata e offrendo loro tutto l’appoggio e comprensione nelle circostanze più svariate.  Al termine del nostro intervento che è iniziato il 6/4 e finito il 6/6 2009 ci siamo portati a casa le storie ed i volti dei pazienti, dei parenti e dei colleghi che nonostante tutto quello che hanno passato ci hanno comunicato la voglia di ricominciare.

Oggi a 10 anni di distanza vorrei ringraziare tutti i soci che hanno partecipato alla missione e che si sono succeduti nei vari turni, sono veramente tanti. In conclusione non posso non ringraziare Marco, il motore e anima dell’Ares, la persona migliore che io abbia mai conosciuto e che ho avuto il privilegio di amare.

Olivia, segretaria e Presidente ARES.